MOTTOLA (Taranto), 31 ottobre 2012 - “Voglio portare la mia espressione”: così diceva il fratello Giovanni Caldaralo, nella sua semplicità di “naffalbeta” quando voleva fare un intervento durante uno studio biblico o durante una conferenza. Ma quali parole appropriate e poetiche, quale profondità poteva manifestare nella sua spontaneità non riesco a esprimere e, davvero, non c’è titolo di studio che possa competere con la forza delle parole ispirate direttamente dal Signore!
Per la comunità Giovanni, sino ai suoi 91 anni in cui l’ha sempre frequentata considerandola la sua famiglia, è stato un esempio di saggezza e di umiltà: i suoi discorsi erano densi di contenuto e di spiritualità. E quando raccontava gli episodi della spietata guerra si commuoveva e commuoveva. E pregava, sempre, chiedendo scusa al Signore per la sua pochezza che era tale da “non conoscere neanche la strada di casa” e per la “timezza” che nei suoi riguardi era grande.
Negli ultimi anni in cui gli si era molto abbassato l’udito, prima di intervenire, chiedeva scusa perché probabilmente non aveva capito, ma chissà com’è ciò che diceva con lo sguardo rivolto verso l’alto non soltanto era attinente ma era pure di ammonimento e di esortazione per tutti/e. Quasi divertente quella volta in cui disse a una sorella “Non ho capito quello che hai detto ma dalla faccia che stai facendo non sono cose buone!”
Giovanni il Signore l’ha chiamato a sé a 92 anni, dopo un anno di crescente disabilità nell’amorevole cura dei familiari tutti. La comunità raccoltasi per salutarlo l’ultima volta martedì 16 pomeriggio, nella predicazione del pastore Dario Monaco e nella memoria della sorella Pinuccia De Crescenzo, lo ricorderà sempre come fervido credente e credente credibile.