Cooperazione

Piano di cooperazione

a cura di Erica Naselli

Nel 1986 l’Assemblea dell’UCEBI ha adottato il piano di cooperazione, che è la messa in comune delle risorse spirituali ed economiche delle chiese locali. L’Unione Battista Italiana è organizzata sulla base di un’alleanza di mutuo sostegno e solidarietà. Il patto solidale che unisce le chiese ha valore spirituale prima che finanziario: è la messa in comune delle risorse, di tutte le risorse, è la condivisione di un progetto comune, è la spinta alla valorizzazione dei doni e delle vocazioni.

Il piano di cooperazione è uno strumento di lavoro comune che le chiese si sono date chiedendo ad ogni singolo battista un continuo mutamento di mentalità, una revisione periodica delle proprie posizioni davanti a Dio, al fine di capire come definire sempre meglio il proprio discepolato cristiano. Per quanto riguarda le chiese locali va considerato che il fatto di essere membro dell’Unione inserisce una determinata comunità nella comunione con altre chiese e con altri credenti che custodiscono il deposito di un modo specifico, storicamente e teologicamente consolidato, di intendere l’Evangelo di Gesù Cristo e di vivere concretamente la propria fede.

Le chiese battiste che aderiscono all’Unione entrano in una rete di rapporti con altre chiese che:

  • permette una più efficace realizzazione degli scopi comuni: evangelizzazione, testimonianza, scambi, riflessione teologica, impegno diaconale, preparazione dei ministri;
  • assicura un’adeguata rappresentanza delle chiese membro presso le chiese sorelle, nell’ambito internazionale ed ecumenico e nei rapporti con lo Stato e con la società civile;
  • realizza un sistema di solidarietà interecclesiastica, attraverso il piano di cooperazione, che mette in comune le risorse necessarie per assicurare a tutte le chiese, nella misura delle possibilità e secondo criteri di uguaglianza, le condizioni fondamentali per la loro vita comunitaria: cura pastorale, locale di culto, casa pastorale, pensioni per i ministri emeriti.
  • Concretamente ad ogni chiesa locale viene chiesto, proporzionalmente, un contributo al Piano di Cooperazione calcolato in base al costo annuo dell’Unione suddiviso per il numero dei membri.

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