Un pizzico di sale

Moralisti e puritani

ROMA, 14 febbraio 2011 - Ci risiamo. Intellettuali animati da interessi particolari, e tra questi quello di osannare il potente di turno, sia esso papa o uomo politico, adoperano con disprezzo termini propri della cultura protestante. Un trattamento negativo speciale è stato riservato al termine “calvinista”. Adesso è la volta dell'uso dispregiativo del termine “puritano”. Vi ricorrono persone, come Giuliano Ferrara, armati di sacro furore in difesa dei comportamenti censurabili di cui, secondo le indagini della Procura di Milano, si è reso colpevole il Presidente del Consiglio, on. (sic !) Silvio Berlusconi. In questo contesto, se puritano è un termine da rifiutare, quel che sembrerebbe accettabile sono i suoi contrari quali: corrotto, imbroglione, truffatore, immorale. Sembra, dunque, che la parola puritano faccia ribrezzo e che denoti un comportamento da condannare. Sarebbe così da condannare qualsiasi comportamento virtuoso, improntato alla morale e al bene comune. Al suo posto - sembra venga suggerito - andrebbero sollecitati comportamenti volti alla distruzione del vivere ordinato, alla derisione di chi cerca di comportarsi in modo rispettoso dei diritti degli altri, al contrasto di chi si muove secondo le regole condivise e quelle regole vuole che vengano rispettate.

 

In una cultura in cui basta andare al confessionale per sentirsi assolti da qualsiasi misfatto, in cui qualsiasi prete o prelato può giustificare persino una bestemmia contro Dio, in cui la religione di maggioranza usa parole generiche e fumose, anziché condannare precisi comportamenti, in vista di ingenti benefici economici che il potente di turno può elargire, non è parso vero poter ricorrere a una parola del sapore protestante per torcerne il significato e usarla come un'accusa contro i magistrati di Milano e contro le persone indignate, a cominciare dalle donne, per il comportamento del Premier. Chi si indigna non è un protestante puritano. Si indigna chi non ne può più di un avvelenamento della cultura politica italiana in cui si stravolge l'ordinamento democratico a favore di un populismo che non trova riconoscimento nelle nostre leggi. Il popolo elegge i suoi rappresentanti, ma questi giurano sulla Costituzione, nel momento in cui assumono il loro ufficio. Appellarsi al popolo contro gli ordinamenti democratici – contro l'ordine giudiziario o contro la libertà di stampa - è tradimento di un giuramento e ragione di indignazione per il popolo. E' ragione di indignazione e non generico spirito puritano constatare che l'economia va male, che il lavoro scarseggia, che persino gli ordinamenti comunitari vengono violati – con rischio di pesanti sanzioni- e che si assiste a una vendita continua di fumo, spacciata per proposta politica, sostenuta da personaggi della politica e dell'informazione, solerti e prezzolati, che si esprimono con la fantasia e il suono sgradevole di un disco rotto.

Secondo il dato biblico, i credenti sono invitati a pregare per le autorità. La nostra massima autorità è il popolo e noi vogliamo pregare perché il popolo si muova secondo la spirito di civiltà giuridica e culturale che gli è proprio, per i suoi trascorsi, i suoi maestri e per evitare gli errori commessi in passato. Ricordiamo anche che l'autorità può vestire i panni della Bestia, di cui parla Apocalisse 13. Con la bestia non si debbono fare affari, non ci si inchina in adorazione. Alla Bestia si resiste, la Bestia va combattuta con le armi della preghiera e della lotta non violenta, a costo di sacrifici e privazioni.

Se si vuole usare in modo appropriato il termine “puritano”, si ricordi che esso denota un vasto movimento culturale e spirituale dell'Inghilterra del XVI e XVII secolo. Puritani erano coloro che non si adattavano alla tradizione religiosa, ai riti e alle autorità che quella tradizione imponeva. Puritani erano personaggi di chiara cultura che volevano rinnovare la spiritualità e la dottrina della chiesa in Inghilterra, purificandola dalle scorie di quel cattolicesimo che voleva conservare lo stretto legame tra trono e altare. Puritani erano coloro che seppero ribellarsi all'autoritarismo del re, che pretendeva di dettare legge persino in questioni di coscienza. Puritani erano coloro che si schierarono coraggiosamente per l'affermazione della libertà di coscienza e della separazione tra Stato e Chiesa. Tra questi non possiamo sottacere il nome di uno dei primi battisti, Thomas Helwys, che all'inizio del 1600 si batté per la libertà di tutte le fedi. Puritani erano coloro che non si piegarono alle offerte e alle minacce dell'autorità regia, che non si lasciarono comprare né per un pezzo di pane né per un seggio in parlamento. Puritani erano, infine, coloro che seppero combattere il tiranno, e che si batterono per la democrazia, che seppero pagare con prigione e morte le proprie scelte e che seppero affrontare anche la dura strada dell'emigrazione per fondare un nuovo Stato, uno Stato, come quello di Rhode Island, in cui vigeva tolleranza e libertà di coscienza per tutti, nonché completa separazione tra Stato e Chiesa.

Se si vuole continuare a usare il termine puritano, si sappia almeno di cosa si sta parlando e se ne traggano le necessarie implicazioni per la nostra vita spirituale, culturale, religiosa e politica.

 

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