ROMA, 17 settembre 2010 - L'apertura di Porta Pia ha dato la visione a noi protestanti ed evangelici battisti di un paese in cui non ci sarebbe più stata commistione tra trono e altare. Con il 20 settembre 1870 abbiamo sperato in un pluralismo di tipo culturale e religioso, in una liberazione delle coscienze, nell'abbattimento di ogni forma di privilegio.
All'entrata in Roma dei bersaglieri abbiamo fatto seguire la Bibbia. La sua diffusione è sempre stata per noi un appello alla liberazione dalle imposizioni delle gerarchie religiose, uno strumento di crescita culturale e la via principale per la formazione di una coscienza religiosa che non cede alle superstizioni, ai bigottismi e al facile accantonamento del fatto religioso.
Oggi constatiamo che alcune delle nostre aspirazioni del 1870 sono state frustrate. Il potere clericale è ben saldo sulla cosa pubblica: i concordati hanno restituito al clero quel potere che gli era stato sottratto; i privilegi economici della chiesa cattolica sono sempre più consistenti; il tradizionalismo e la religiosità popolare bigotta attraggono vaste masse ed è cosi che il potere politico si mette al servizio dei desiderata di Oltretevere.
Queste constatazioni, nella loro crudezza, non ci fanno desistere da un costante impegno per la realizzazione di una cultura religiosa alternativa. Cooperiamo con quelle realtà che si battono per una società che sia laica senza essere antireligiosa, che tra le questioni prioritarie annoveri la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. Vogliamo perseguire questi obiettivi, assieme alla pari dignità di tutte le fedi di fronte alla legge, in compagnia di laici e credenti, anche credenti cattolici che, in un clima di ecumenismo vero e non di stanca ritualità, si battono per un sano pluralismo.
Salvatore Rapisarda
(vicepresidente Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia - UCEBI)