Dal Cantico dei Cantici, c. 5, vv. 2-8
Con il mercoledì detto "delle Ceneri", inizia un nuovo tempo liturgico, denominato nella tradizione cristiana in due modi diversi: tempo di Quaresima o tempo di Passione.
Il nome Quaresima mette l'accento sul fattore cronologico, sui quaranta giorni che secondo gli evangelisti Gesù trascorre nel deserto prima di iniziare, con la ricezione del battesimo da parte di Giovanni Battista, la sua vita pubblica. Il nome Quaresima ricorda anche i quarant'anni passati dal popolo di Israele nel deserto alla ricerca di una strada di fedeltà che gli consentisse di entrare nella terra promessa.
Il nome Passione invece su cosa mette l'accento? Apparentemente, è la risposta che quasi tutti danno, mette l'accento sulle sofferenze di Gesù, sulle sofferenze che Gesù ebbe a patire nell'ultima parte della sua vita: l'arresto, gli interrogatori, la flagellazione, le percosse, la via dolorosa, fino alla morte sulla croce. Questa risposta ha però il difetto di mettere in primo piano, appunto, la sofferenza e la morte, ed in secondo piano la Resurrezione, la Pasqua, che pure è il vero epilogo terreno del cammino umano di Gesù. Credo sia possibile e doverosa un'altra risposta. Il tempo di Passione mette in evidenza la Passione che è necessaria al Figlio per seguire il disegno del Padre, e la Passione che è necessaria a ciascuno di noi per camminare sulla strada che il Figlio ci ha tracciato una volta per tutte.
Perciò il Cantico dei Cantici ci viene in aiuto a descrivere il tempo liturgico che stiamo per vivere. Perché è la storia di una passione, anzi, perché è la storia della Passione per eccellenza, la passione d'amore, la più grande che può esistere. Solo un innamorato infatti può fare cose così grandi da apparire folli agli occhi del mondo. Solo ad un innamorato può non interessare di apparire stolto agli occhi dei fratelli e delle sorelle. Così la sposa del cantico percorre tutta la città alla ricerca del suo amato. Non le importa dei rischi che corre, non si lascia fermare nemmeno dalle percosse delle guardie. Non le importa che la madre ed i fratelli si siano sdegnati con lei perché non ha custodito la sua vigna. Ella ama, e questo basta.
Il Cantico dei cantici è un libro controverso; o almeno reputato tale. Gli esegeti lo considerano difficile, i rabbini dicevano che sporcava le mani… Ed è così, è vero: l'amore sporca le mani, l'amore richiede che si sia disponibili ad avere le mani aperte, i piedi piagati dal lungo camminare, le vesti sporche della polvere del mondo. Perciò gli specialisti della religione sospettano il più grande di tutti i cantici: perché questo libro invita a compiere la più grande delle liberazioni, invita a liberarsi dai bisogni di questo mondo, dalle sue logiche, dalle sue sicurezze per affrontare il più grande dei rischi: non la religione, ma la fede; non una vago sentimento di bontà, ma l'amore, il più grande di tutti i carismi, l'unico che rimarrà alla fine dei tempi (cfr. 1Cor 13 e 14), l'unico su cui saremo giudicati (cfr. Mt 25).
Il tempo di Passione è un tempo cosiddetto forte, perché invita ogni donna ed ogni uomo a fare questa scelta d'amore, solo per amore del Signore Gesù. Invita ciascuno/a di noi ad essere appassionati di Gesù e del suo Vangelo. Invita ciascuno/a di noi a mettere in discussione tutto/a se stesso/a: le nostre scelte e le nostre attività (le mani e i piedi), il nostro buon nome di fronte al mondo (la veste). Perché tutto di noi sia prima di tutto dedicato all'annuncio di una Passione, di un amore che ci ha investiti, travolti, conquistati e che ci fa dire ai figli ed alle figlie delle nostra città: siamo malati d'amore.
Amen
Luca Zacchi